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Immagine del redattoreRoberto Toninelli

Memoria o oltraggio alla memoria?

Siamo a un secolo dalla prima guerra mondiale, e le iniziative per fare memoria per fortuna non mancano. Nel bresciano abbiamo un “santuario naturale”, un enorme memoriale che ricorda questa enorme tragedia: il gruppo dell’Adamello. Proprio per fare memoria negli ultimi 2-3 anni ho raggiunto la cima e il Corno di Cà Vento, ho visitato musei e trincee, visto filmati, letto libri. Fare memoria del proprio passato è doveroso per un popolo e per una società civile che vuole costruire il suo futuro imparando dalla propria storia. Ma bisogna farlo con onestà intellettuale e rispettando ciò che la storia è stata. Per questo trovo assurda l’iniziativa che sta portando avanti un’associazione per installare un tricolore lungo ben 1 km sulla parete nord dell’Adamello. E’ assurda per questioni tecniche e ambientali (il lavoro a quell’altitudine, le condizioni del ghiacciaio e molto altro). Ma soprattutto per il significato. Non stiamo ricordando la vittoria dell’Italia ad un mondiale di calcio, ma stiamo ricordando la fine di quella che esattamente un secolo fa Benedetto XV definì una “inutile strage”, che fece più di 15 milioni di morti in tutta Europa e che scoppiò per motivi ridicoli (addirittura nei primi mesi del conflitto l’Italia non sapeva da che parte schierarsi; l’importante era entrare in guerra!). Proprio sotto la parete nord dell’Adamello c’è uno dei più bei memoriali della guerra. E’ la tomba che gli alpini italiani costruirono per seppellire 5 soldati austriaci morti nel luglio 1915 durante un attacco a passo Garibaldi. Alpini italiani che diedero degna sepoltura e dei “nemici”, che stavano combattendo “per la loro patria” (come recita la lapide). Chi visse quella tragedia seppe andare oltre alla retorica della guerra e dello scontro tra nazioni, dando priorità al valore della vita e della dignità umana. Per fare memoria credo si debbano valorizzare piccoli luoghi come questo, piuttosto che mettere installazioni che sembrano ricordare solo la retorica nazionalista che portò a quella “inutile strage”.

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