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Immagine del redattoreRoberto Toninelli

Iran: un paese e un popolo da scoprire

Il verso del poeta persiano Saʿdi di Shiraz “un viaggiatore senza osservazione è come un uccello senza ali”, esprime bene lo spirito del viaggio in Iran, fatto dall’11 al 18 ottobre al termine del corso di geopolitica Fabula delle Acli e di Ipsia. Il corso è nato nel 2010 con l’obiettivo di raccontare il mondo, soprattutto dal punto di vista delle relazioni internazionali, ma per capire fino in fondo le dinamiche geopolitiche è senz’altro molto utile anche visitare i luoghi che si vogliono conoscere, incontrando persone e culture. E in questo sta probabilmente la differenza principale tra il turista e il viaggiatore.

Fin dall’arrivo a Teheran, capitale di circa 12 milioni di abitanti, le sensazione dei 30 partecipanti è quella di un mix tra il caos di un traffico anarchico e la compostezza e serenità che traspare dagli iracheni. L’impressione di efficienza, pulizia e ordine delle infrastrutture e di tutti gli spazi pubblici, viene confermata anche uscendo dalla capitale, attraversando periferie, aree rurali e centri minori. Se non fosse per il traffico caotico, per l’alfabeto in farsi e per una vegetazione differente rispetto alla nostra, sembrerebbe di trovarsi in una città europea. Dopo Teheran il viaggio ha fatto tappa a Shiraz e Isfahan, due delle principali città del paese. I numerosi siti archeologici raccontano di una grandissima civiltà, che fin dal II millennio a.C. ha saputo creare un impero particolarmente esteso e tollerante nei confronti dei popoli conquistati. Gli affascinanti resti di Persepoli spingono la fantasia a immaginarsi tra i sontuosi palazzi addobbati per la festa durante la quale le delegazioni di tutti i popoli appartenenti all’antica Persia portavano i loro doni agli imperatori, come raccontato dai centinaia di bassorilievi. Quella persiana è un’identità forte negli iraniani, che convive con l’Islam sciita. Le decorazioni con le quali sono coperte le grandi e piccole moschee che si trovano nel paese, sono testimonianza del periodo che per l’Iran è stato un vero e proprio rinascimento culturale, coincidente con il nostro medioevo. Stessa cosa per i sontuosi e lussuosi palazzi costruiti sotto le varie dinastiche che si sono succedute nella storia iraniana. Tutti palazzi circondati da splendidi giardini persiani che rievocano le atmosfere da “Mille e una notte”. Se però gli occhi sono quelli del viaggiatore e non del turista, la cosa che in assoluto resta più impressa nel cuore sono gli iraniani. Un popolo incredibilmente accogliente e sereno, desideroso di far conoscere e apprezzare agli stranieri il proprio territorio, per sconfessare un immaginario negativo che troppo spesso ha dipinto l’Iran come arretrato, insicuro e chiuso. Un atteggiamento che è palpabile soprattutto nei giovani (l’età media degli 80 milioni di abitanti è di 31 anni, rispetto ai 45 dell’Italia); ogni volta che si incrocia un loro sguardo, parte subito un sorriso, un caloroso benvenuto che cerca di instaurare una discussione. E sono sguardi sinceri e affabili. Un popolo fiero e orgoglioso della propria storia e della propria identità persiana, e capace di vivere in maniera splendida i tanti e bellissimi spazi pubblici. I ponti pedonali e l’enorme piazza di Isfahan (seconda al mondo per estensione solo a Tienenmen), sono piene di centinaia di persone che in modo composto e sereno chiacchierano, bevono un tè e fanno un pic-nic sugli spazi verdi. Un atteggiamento che si coglie anche dall’amore per la poesia; la tomba di Hafez, il più importante poeta iraniano, è uno dei luoghi più frequentati di Teheran e meta costante di pellegrinaggio. L’occhio e il cuore del viaggiatore non possono non cogliere anche i molti contrasti che ci sono. Quelli tra le oasi verdi e fertili (a tratti sembra di essere nella campagna bresciana, con distese di granoturco e moderni trattori) circondate dal deserto e da monti sui quali non cresce neppure un filo d’erba. O quello tra una società per molti aspetti laica, aperta e tollerante (interessante a tal proposito la visita a una delle numerose comunità cristiane armene presenti nel paese) e un sistema politico lontano dall’essere una democrazia compiuta, che affianca regole rigide sui comportamenti “esterni” (vige l’obbligo del velo per le donne e dei pantaloni lunghi per gli uomini) a un culto per i martiri, quelli dell’Islam come quelli della recente guerra (dal 1980 al 1988) con l’Iraq.  Un viaggio che è stato molto di più di semplice turismo, che ha permesso di incontrare una società e una cultura che meritano assolutamente di essere visitati, scoperti e incontrati.

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