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TRANSIBERIANA 2009
In viaggio da Mosca a Vladivostock
Abituati come siamo a low-cost sempre più accessibili e a voli che in poche ore ci portano dall’altra parte del mondo, stiamo perdendo il senso del viaggio. Viaggiare rischia di diventare un semplice “spostarsi”. Tutto quello che sta in mezzo tra la nostra casa e la nostra meta è un ostacolo da superare il più velocemente possibile. C’è un modo di viaggiare, forse nostalgicamente romantico, che richiede più tempo ma permette di conoscere tutta la terra che passa sotto i nostri piedi e non solo le destinazioni turistiche. Un buon esempio è quello della Transiberiana, che, da quando è stata costruita a fine ottocento, grazie al lavoro e alla vita di centinaia di migliaia di condannati ai lavori forzati, è la ferrovia più lunga del mondo, con i suoi 9.289 km. Un percorso che si snoda tra Mosca e Vladivostok, sull’Oceano Pacifico, a poca distanza da Cina e Corea del Nord. Il treno corre attraverso 7 fusi orari e una regione, la Siberia, che offre paesaggi e ambienti naturali ancora incontaminati.
Si parte dalla più grande capitale europea, Mosca, che con i suoi 11 milioni di abitanti, sa trasmettere in ogni sua via e quartiere quell’idea di grandezza che si respira in tutta la città. La bellezza delle basiliche del Cremlino, della Piazza Rossa e della meravigliosa e armonica Cattedrale di San Basilio sanno regalare delle emozioni uniche. Mosca è una città grande, ma pulita, ordinata e particolarmente dinamica. Così come a San Pietroburgo tutto parla dell’epoca zarista, anche a Mosca si respira la storia in ogni palazzo, monumento, piazza o fermata della metropolitana (la più grande e affollata del mondo, con stazioni che sono delle vere opere d’arte). Ma è anche la città che più di altre sta diventando un nuovo tempio del consumismo, la nuova religione a cui i russi si sono votati dopo la caduta del regime comunista. Da un materialismo all’altro.
Il viaggio per Vladivostok può essere percorso a tappe oppure su un unico treno: una soluzione, questa, che sarebbe poco saggia perché impedisce di visitare meravigliose città e località che la linea ferroviaria attraversa. Viste le distanze che si devono superare, tutti i treni, tranne quelli locali e regionali, hanno solo cuccette. E il vagone diventa così un microcosmo dove i volti dei passeggeri diventano in poco tempo familiari. Viaggiare in terza classe poi è il modo migliore per incontrare persone diverse, ciascuna con una propria storia e un motivo diverso per affrontare un viaggio così lungo: infatti non ci sono scompartimenti chiusi ma un vagone che sembra una grande camerata di 48 posti.
Contrariamente a quanto si pensa, la Transiberiana è quasi completamente ignorata dai turisti e dai viaggiatori occidentali. Nei vagoni viaggiano solo russi, che si spostano per lavoro, per studio o per andare a trovare parenti che vivono a migliaia di chilometri. I segni della politica demografica zarista, prima, e staliniana, poi, sono visibili a occhio nudo. Le aree a est degli Urali (così come le repubbliche islamiche centro-asiatiche ora indipendenti) sono state letteralmente colonizzate da Mosca nel diciottesimo e diciannovesimo secolo con l’aiuto dei fedeli cosacchi. Da allora è iniziato un processo di “russizzazione”, attraverso la migrazione in maniera più o meno forzata di milioni di russi in terre lontane. Si pensi ai milioni di deportati politici durante gli anni del terrore staliniano, ma non solo. Nell’estremo ovest della Siberia per esempio c’è la Regione Autonoma Ebraica (il treno ferma nel capoluogo Birobidzhan), che venne presentata a milioni di ebrei di tutto il mondo come una nuova terra promessa, salvo poi rivelarsi una terra dove la vita era tutt’altro che quella sperata.
Dopo le prime tappe che fanno parte del famoso Anello d’Oro intorno a Mosca (come la città di Vladimir, antica capitale medievale), si percorrono regioni e città che richiamano la memoria su zone tanto celebrate dai grandi scrittori russi. Si attraversa il fiume più lungo d’Europa, il Volga, e si arriva a Kazan, capitale della repubblica del Tatarstan, dove nel meraviglioso Cremlino svettano i minareti di una bellissima Moschea a fianco della basilica ortodossa dell’Annunciazione: un esempio di convivenza in una repubblica semiautonoma a maggioranza musulmana.
Sul treno le ore passano (per il tragitto da Mosca a Vladivostok ce ne vogliono in tutto circa 150!) tra una dormitina, una partita a carte, una chiacchierata con i compagni di viaggio e soprattutto stando incollati al finestrino con in mano un bicchiere bollente di thè ad ammirare un paesaggio sempre affascinante. Tra immense distese di boschi (la taiga) ed enormi praterie (la steppa) si entra in Asia, dopo aver attraversato gli Urali. Le città principali in questo tratto sono Ekaterinburg (dove vennero sterminati gli ultimi Romanov nel 1918) e Novosibirsk, capoluogo della Siberia.
Man mano che ci si sposta a est, i tratti somatici degli abitanti di questo enorme paese cambiano. Si percepisce di essere in Asia e si scoprono molte minoranze etniche, culturali e religiose, il cui nazionalismo e la cui voglia di autonomia è andata via via crescendo dalla caduta dell’Unione Sovietica in poi. Così come a Irkutsk e sull’enorme lago Baikal (il più profondo del mondo e uno dei più grandi: contiene infatti un terzo dell’acqua dolce del pianeta!) si scopre che la maggioranza della popolazione è costituita dai Buriati, cugini stretti dei Mongoli e divisi tra gruppi di fede buddista ed altri che continuano le tradizioni sciamane degli antenati.
Nelle città come nei villaggi di campagna, tutto ricorda il passato del regime comunista, i cui simboli, rimasti in molti casi intatti, per molti rappresentano il colonizzatore russo. Forse anche per questo negli ultimi anni c’è stato un ritorno a questi segni del passato, o almeno uno stop alla loro cancellazione: sembra non esistere un paese senza la statua di Lenin o le vie principali dedicate al padre della Rivoluzione del 1917. Come a voler rimarcare alle varie minoranze etniche che è sempre Mosca che comanda e che ha in mano le redini di questo enorme stato.
Durante il viaggio, a fianco di incredibili bellezze naturali, purtroppo si legge anche la scarsa attenzione dei russi per l’ambiente nel quale vivono. In continuazione si vedono discariche abusive, cimiteri d’auto con decine di lamiere arrugginite, edifici e fabbriche abbandonate da anni. Difficile capire se questa mentalità è frutto di un sistema politico che volendo creare il mito dello Stato del popolo, ha paradossalmente finito per deresponsabilizzare i cittadini verso il “bene comune”. O se più semplicemente si tratti di una mancanza di qualunque tipo di servizio pubblico, visto che la differenza tra i villaggi di campagna e le città è veramente enorme. Nelle campagne della “Terra che dorme”, la Siberia, dove le temperature in inverno raggiungono i meno 40, sembra che le lancette del tempo si siano fermate molti decenni fa. Le strade asfaltate sono pochissime, non c’è illuminazione pubblica, si intravede una povertà diffusa e non esistono tutte quelle cattedrali del consumismo che sono arrivate in maniera prepotente nelle città e nei grossi paesi di altre zone del paese. Gli unici negozi sono quelli nei vecchi edifici con le tipiche scritte “magazin” o “produkty”. È come se buona parte del paese fosse rimasta esclusa dalla storia. Non toccata dall’ondata di benessere e di “occidentalizzazione” che sta arrivando in Russia, dopo i disastrosi anni ’90 dell’era Eltsin, quando l’allora presidente, primo dell’era post-comunista, svendette per pochi rubli moltissimi beni e aziende pubbliche, arricchendo la classe più spregiudicata e affarista del paese. Terre dimenticate dai governi di Mosca e delle varie repubbliche, che tengono i centri delle città come dei salotti ma non spendono quasi nulla per le infrastrutture, per i servizi e per i cittadini nel resto del paese. Dimenticata forse anche da Dio e dal mondo. In queste zone, come in buona parte dell’Ucraina e di altri paesi ex sovietici, i vantaggi del nuovo sistema economico sono stati veramente per pochi. La forbice tra i ricchi ed i poveri è spaventosamente aumentata, spazzando via una classe media che è praticamente quasi inesistente. E in questi paesini, che si intravedono dai finestrini del treno, vivono quasi esclusivamente persone che sono escluse da questo grande banchetto-abbuffata a cui sta partecipando una parte minoritaria del popolo russo.
Alla fine di un viaggio così intenso, resta di certo la soddisfazione di avercela fatta da soli, senza agenzie né aiuti organizzativi di nessun tipo. Rimarranno nei ricordi le ore passate nelle stazioni per tentare di capire gli orari ferroviari scritti in modo diverso in ogni stazione, districandosi tra i fusi orari. Così come resteranno i volti delle tante persone incontrate sui treni. Volti che si portano dietro storie con speranze, gioie, sofferenze, delusioni, sogni. Emozioni che sono uguali nel cuore delle persone di ogni parte del mondo, con qualunque cultura, sistema economico o politico. Ma che forse sono più grandi qui che altrove, nei cuori della gente che vive in questa terra dove edifici, piazze, strade, monumenti, campi, fiumi ricordano la grandezza di questa nazione con un glorioso e doloroso passato ma con un futuro tutto da scrivere sotto un nome: Russia.
Roberto Toninelli
Settembre 2009
Il viaggio che viene raccontato nel diario e che potete vedere nelle fotografie qua sotto, è stato fatto nell’agosto 2009. L’itinerario era quello classico da Mosca a Vladivostok, anche se il programma iniziale prevedeva invece un tragitto differente. Volevamo iniziare con alcuni giorni a Mosca, spostarci in aereo a Pechino, per poi tornare in aereo nella capitale russa (attraverso la Mongolia). Non è stato però possibile fare il doppio visto (o visto di doppio ingresso) al Consolato Russo. Questo permesso a quanto pare era difficile che venisse rilasciato, per cui abbiamo optato alla fine per il tragitto classico.
Altra scelta organizzativa è poi stata quella di non prenotare nessun biglietto del treno, sia per poter gestirci in maniera più flessibile sul posto, ma anche per evitare le gravose commissioni delle agenzie varie. Inoltre abbiamo quasi sempre viaggiato in terza classe, che consiglio vivamente. Sui treni non abbiamo mai trovato persone “poco raccomandabili”, che comunque potrebbero essere più pericolose in seconda classe (dove lo scompartimento da 4 posti è chiuso), rispetto alla terza dove si condivide il viaggio con altre 50 persone! La stragrande maggioranza dei viaggiatori (soprattutto d’estate) è composta da famiglie con bambini… Viaggiando in terza classe (la Pradskart) lo spazio a disposizione è un po’ di meno, le cuccette più strette e corte e l’intimità quasi inesistente ma se avete un po’ di spirito d’avventura e la voglia di conoscere più persone, è la soluzione ideale e più divertente. Inoltre i biglietti costano circa la metà della seconda classe. In genere la pulizia dei vagoni e dei bagni dipende dall’età della struttura e dalla voglia di lavorare della Provodnitsa (la capo-vagone responsabile di tutto e di tutti!), che normalmente fa del suo meglio.
Per quanto riguarda i costi, sono contenuti: per tutti i biglietti abbiamo pagato poco più di 250 euro a testa! Considerate che due tratte le abbiamo dovute fare in seconda classe (perché i biglietti per la terza erano esauriti) e che sul treno abbiamo passato 7 notte (si risparmia sugli alberghi insomma!). Le ore totali di viaggio sono state 155. Rispetto all’itinerario classico abbiamo fatto una deviazione a Kazan (che merita veramente) che però ha aumentato i km di poco. Alla fine la tratta da Mosca a Vladivostok è di 9300 km circa!
Sui treni poi è bello fare proprie alcune abitudini tipiche dei russi. Per esempio un oggetto fondamentale di ogni vagone è il Samovar, bollitori a carbone grazie ai quali è sempre disponibile l’acqua a 90 gradi circa. Il pasto tipico del treno infatti sono delle confezioni di minestra o purè con carne liofilizzati che troverete in ogni negozio russo. E poi non si può passare un po’ di tempo ogni giorno guardando il meraviglioso panorama dal finestrino bevendo un buon bicchiere di thè. Le Provodnitse hanno sempre un bel bicchiere disponibile per tutti!
Anche per quanto riguarda alberghi e alloggi vari, se avete voglia di “sbattervi” un po’, ci si può organizzare sul momento cercando qualche albergo o soluzione economica. Abbiamo sempre speso tra i 10 e i 20 euro, tra alberghi economici e ostelli vari. Ed avevamo prenotato soltanto all’ostello a Mosca (anche per avere l’invito necessario per il visto). Anche con i pasti non si spende molto.
Sapere qualche parola di russo è fondamentale, anche perché è piuttosto difficile trovare persone che parlino l’inglese, anche nei luoghi in cui ci si aspetterebbe di trovarle (ostelli, aeroporti, biglietterie ecc.). Un buon metodo per acquistare i biglietti ferroviari, è scrivere tutto su un foglietto (numero del treno, giorno e ora di partenza, destinazione, classe, numero di biglietti) e di passarlo alla cassa. Se ci saranno problemi, il foglietto servirà anche a loro per scrivere altri treni e orari disponibili. Cosa più complicata è leggere il tabellone degli orari ferroviari, anche perché in ogni stazione sono strutturati in modo diverso dalle altre… Inoltre tutti gli orari sono secondo l’ora di Mosca, per cui bisogna spesso diventare matti con i calcoli…
La nostra “bibbia” organizzativa del viaggio è stata la guida della Lonely Planet sulla Transiberiana, anche se alcune informazioni soprattutto su alberghi e internet-center sarebbero da aggiornare.
Altro consiglio: ricevere telefonate all’estero costa tantissimo, per cui una soluzione potrebbe essere quella di acquistare una scheda telefonica russa. Per farlo serve però la registrazione sul visto, che può essere fatta solo 4 giorni dopo il vostro arrivo a Mosca (ricordatevi che per non aver problemi con i controlli uscendo dalla Russia, è meglio avere il maggior numero possibile di registrazioni, e che anche i biglietti dei treni vanno conservati come prova del vostro percorso…). In questo modo potete ricevere telefonate pagando poco, e chi chiama paga molto di meno di quanto paghereste voi ricevendo con la scheda italiana. Le connessioni wi-fi gratuite (se avete con voi un computer portatile) sono quasi introvabili. Molti ristoranti e catene di fast-food, vi forniscono gratuitamente la pass-word per un’ora di connessione, naturalmente se hanno il servizio e se mangiate da loro!
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