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ALLE LOBBIE DALLA VAL DI GENOVA

Verso il rifugio "Ai caduti dell'Adamello" - agosto 2012

  • Partenza dalla Malga Bedole: metri 1584

  • rifugio Ai Caduti dell'Adamello (al passo della Lobbia Alta): metri 3040

  • cima della Lobbia Alta: metri 3196 metri

  • tempo indicativo andata: 4,5-5,5 ore

  • tempo indicativo ritorno (dal Mandrone): 3,5-4 ore

L’itinerario presentato permette di accostarsi al santuario dei monti bresciani: l’Adamello. In questa proposta non si arriva alla vetta del monte (a 3554 metri), che però si può raggiungere dal rifugio “Ai caduti dell’Adamello” attraversando il Pian di Neve per circa 8,5 km, e affrontando poi gli ultimi 300 metri di dislivello di roccette. Il nostro percorso parte dalla meravigliosa val di Genova, che si imbocca all’inizio di Carisolo in Val Rendena. La Val di Genova è molto lunga ed ha alcune limitazioni all’accesso delle auto. Anche se è meglio verificare, fino alle 8 la circolazione è completamente libera, poi diventa a pagamento e dalle 9.30 si può salire la seconda parte della valle solo con il bus navetta. In ogni caso si arriva al parcheggio di Malga Bedole a quota 1584 (dove finisce la strada asfaltata), e si inizia a camminare seguendo la strada sterrata. Si passa dal Rifugio Colini Bedole, dove i sentieri si sdoppiano. A destra parte quello per il rifugio Città di Trento al Mandrone (che però faremo nel ritorno), mentre noi proseguiamo per malga Matterot. La strada prosegue finchè inizia il sentiero numero 241, che alterna tratti ripidi (non sempre ben segnati), a brevi pianori. Dopo non molto la vista si apre sulla meravigliosa conca del Matterot, dove si intravede la fine della vedretta della Lobbia, da cui partono cascate e copiosi torrenti. Seguendo la traccia si risale il lato destro della valle. Dopo quasi due ore dalla partenza ci si trova all’inizio del tratto attrezzato (siamo a circa 2200 metri). Si tratta di una corda metallica fissa che aiuta a scavalcare dei grossi massi levigati dal ghiacciaio. Anche se molto ripido, il sentiero è comunque agevole anche in questo tratto; è consigliato il kit da ferrata solo con la pioggia (in questo caso consigliamo comunque di salire dal rifugio Città di Trento). Dopo circa un’ora di ripida salita, si arriva alla sommità della conca del Matterot, nei pressi di un piccolo laghetto. Si prosegue seguendo i segni sulle pietraie, con una pendenza decisamente più dolce, tra la vedretta della Lobbia a sinistra e le cime delle tre Lobbie (bassa, di mezzo e alta) sulla destra. Si continua salendo parallelamente al ghiacciaio, finché ad un certo punto si vedrà il passo della Lobbia Alta. Il percorso prevede di tagliare per un breve tratto di ghiacciaio (che non presenta pericoli, se non alcuni resti – tra cui parecchie granate e bombe inesplose – della grande guerra); si può anche evitare di indossare i ramponi visto che è completamente in piano. Si sale poi con un ultimo sforzo al passo a 3045 m.s.l.m. (sono poche decine di metri), da dove la vista si fa maestosa sulla vedretta del Mandrone. Al passo troviamo l’altare dove Giovanni Paolo II celebrò la santa Messa nel 1988 (era già salito al rifugio 4 anni prima, per una sciata memorabile insieme all’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini); sulla destra la cime Lobbia Alta, e sulla sinistra Cresta Croce. Si arriva in pochi minuti al meraviglioso rifugio “Ai caduti dell’Adamello”, che si trova circa 80 metri più alto rispetto al ghiacciaio, cioè a 3040 metri. Non si tratta di un rifugio come tanti altri; e non solo per il meraviglioso contesto e per la notevole altitudine. Il rifugio faceva parte del villaggio costruito durante la Prima Guerra Mondiale, del quale moltissimi resti sono visibili sul ghiacciaio Mandrone e nel piccolo museo del rifugio. Camminare e sostare nei luoghi dove migliaia di persone vissero e combatterono in condizioni impossibili, provoca sentimenti e pensieri sull’assurdità della guerra a chiunque. Affrontare questi sentieri e questi monti senza fare memoria e riflettere su ciò che successe un secolo fa, aggiunge un’ingiustizia alle tante già perpetuate dalla storia e dalla stupidità dell’uomo. Il rifugio è stato dichiarato monumento nazionale e quasi completamente rifatto alcuni anni fa. Ottima la gestione del rifugista Romano. Dal rifugio le ascensioni possibili sono molte: alla vicina Cresta Croce (per ammirare anche l’enorme cannone che fu issato in una notte da 200 alpini!), alle molte cime che si affacciano sul Pian di Neve, e naturalmente alla vetta dell’Adamello (a cui si giunge dopo 8-9 km di ghiacciaio e circa 500 metri di dislivello). Se però non avete abbastanza tempo per l’Adamello, potete puntare alla semplice Lobbia alta, a cui si giunge dal vicino passo. Il sentiero è ben segnato e abbastanza agevole tutto su pietraia. Dopo aver scavalcato pietre per 30-45 minuti si giunge ai 3196 metri della vetta, da cui si può ammirare un superbo panorama a 360 gradi. L’Adamello è visibile già dopo 10 minuti di salita dal passo. Per la discesa a valle si può tornare ancora dal Matterot (anche se il tratto attrezzato è sicuramente meno agevole in discesa che in salita), oppure passare per il rifugio del Mandrone. In questo caso dopo aver indossato i ramponi si scende sul ghiacciaio del Mandrone e dopo aver costeggiato i resti del villaggio della grande guerra, si scende sulla vedretta. Facendo lo slalom tra i molti crepacci si attraversa la vedretta puntando al passo sull’altro versante. Dopo circa un’ora di ghiacciaio (calcolate però più tempo perché è difficile non fermarsi a “curiosare” tra i resti del villaggio, dove si possono vedere pezzi di baracche, armi, scatolette, resti di muli, filo spinato e molto altro), si giunge al piccolo passo dove si possono togliere i ramponi. Qui si sale di circa 20 metri e si prende il sentiero numero 236 che in un’ora di agevole sali e scendi tra pietraie e laghetti alpini ci porta al rifugio Mandrone Città di Trento a quota 2480 metri. Dal rifugio serve un’altra ora e mezza circa per scendere al rifugio Bedole, attraverso il largo sentiero detto dei “cento tornanti”. Non preoccupatevi… in realtà sono “solo” una novantina! Sulla prima parte del sentiero però potrete ammirare un meraviglioso panorama su tutta la conca del Matterot. Una volta arrivati al rifugio Bedole, riprendete la strada che in 10 minuti vi riporta al parcheggio.

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