Sono già passati 5 giorni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. La situazione è ancora drammatica per i ragazzi con i quali il contatto è più che quotidiano.
Alcuni stanno partendo per unirsi all’esercito o offrirsi come volontari. Magari anche affrontando un viaggio estremamente pericoloso. Portando armi che non sanno usare. È la voglia di dare il loro contributo. L’unico modo possibile?
Alcuni sono sempre più terrorizzati, chiusi in tuguri o cantine per paura dei bombardamenti. Che anche a Chernigov hanno picchiato duro. Fa male vedere edifici visti decine di volte, ridotti a macerie.
Alcuni vorrebbero fuggire da questo incubo, ma non possono. Attraversare l’Ucraina (grande il doppio dell’Italia) è quasi impossibile. E i maschi dai 18 ai 60 anni non possono lasciare il paese. Per alcune famiglie un enorme dramma e il dilemma di una dolorosa divisione. La nostra paura e angoscia (che a noi sembra enorme) è solo un pallido riflesso rispetto alla loro.
Per fortuna da alcuni giorni abbiamo potuto iniziare ad attivarci. Insieme. Ed è un’ottima terapia per alleviare questa devastante sensazione di impotenza. Manifestazioni e presidi (purtroppo non ho potuto partecipare a quello di stasera in piazza Loggia, molto affollato), momenti di preghiera (con l’Azione Cattolica giovedì a Ciliverghe). Una prima raccolta di prodotti di prima necessità da spedire in Ucraina ha dato buoni risultati oggi. Grazie alle tante persone che hanno donato, alla mia famiglia che ha ospitato e gestito e ai volontari che hanno collaborato. Anche martedì mattina si può contribuire. E nei prossimi giorni proveremo a organizzarci con altre realtà del territorio.
Mi sembra di rivivere l’inizio di quest’avventura con l’Ucraina. Quando nel 2003 tornai dal primo viaggio, e provai a coinvolgere la mia comunità. Che di fronte ad una richiesta concreta di solidarietà, rispose in modo splendido. Ora può succedere la stessa cosa. Perché le persone e le comunità sono disposte a mettersi in gioco quando c’è da migliorare il mondo dimostrando il meglio di noi stessi.
Ci sarà tanto da fare. Sarà una goccia in questa tragedia immane, che non sappiamo come e quando finirà. E dove porterà. Ma è questo il modo che ora abbiamo per opporti alla logica della violenza, del potere e della guerra. Con la logica della pace, della solidarietà e dell’accoglienza.
P.S. Grazie ai tanti che mi stanno scrivendo e dando varie disponibilità. Ieri ho trovato una mail molto gradita: dagli amici francesi di St. Germain des Fossés, che si sono ricordati del mio legame con l’Ucraina. Nonostante non ci si veda da oltre 12 anni, le amicizie significative restano.
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