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VIAGGIO IN PERU'
2010

Racconti e immagini del

viaggio di nozze in America Latina

Raccontare in poche righe la prima settimana in Perù è veramente difficile. Nella mente scorrono innumerevoli immagini di paesaggi e di volti. Arrivando a Lima la prima impressione non è sicuramente positiva: una città enorme e caotica, con una cappa di nuvole e smog che mantengono il clima costante sui 20 gradi per tutto l’anno (e senza mai una goccia di pioggia) ma che impediscono anche di vedere il sole ed il cielo limpido. Poi la partenza per la regione di Huanuco attraverso un passo a quasi 5000 metri di altezza, dal quale passa una ferrovia che fino a pochi anni fa era la più alta del mondo. Nella città di Huanuco siamo ospiti di Giancarlo e della sua famiglia, volontario ormai storico e importante punto di riferimento per l’Operazione Mato Grosso, che in Perù ha il maggior numero di missioni e la sua base operativa. A Huanuco ha sede un centro logistico (dove vengono smistati anche i viveri e i vari materiali per le missioni) che serve le missioni della regione. La città si “vanta” di avere il miglior clima del mondo! In effetti la temperatura in questa stagione, che qui è praticamente quella fredda, oscilla costantemente tra i 15 ed i 25 gradi con un vento molto gradevole. Grazie alla grandissima disponibilità e passione per queste terre (a cui tanto ha dato) di Giancarlo, riusciamo a organizzare i nostri giorni di permanenza. Primo giorno di riposo e di visita alla città e al sito archelogico di Kotosh, i cui primi insediamenti risalgono al 2000 a.C. E poi il giorno successivo si parte per due giorni di escursione a Tingo Maria, la porta della foresta amazzonica. Ci si arriva in 2 ore di macchina, salendo per monti con pochissima vegetazione e trovandosi (dopo aver attraversato un tunnel di poche centinaia di metri), in mezzo ad un ambiente completamente diverso. Tingo Maria ha un clima decisamente umido e caldo; per fortuna abbiamo trovato due giornate non particolarmente calde e soleggiate. Victor, la nostra guida, ci prepara un itinerario “naturalistico”, tra cascate da raggiungere a piedi, laghi da favola circondati da alberi giganteschi, rettilario (con tanto di serpenti che vogliono metterci addosso per una foto ricordo) e parchi naturali a vedere una fantastica grotta con tanto di uccelli preistorici e pipistrelli. La cosa che più colpisce di questa regione è la vegetazione, fittissima e completamente diversa dalla nostra. Una vegetazione che però nasconde anche le piantagioni di coca. La città infatti è piena di poliziotti e militari (c’è una base finanziata dagli americani per combattere il narcotraffico). La guida ci dice che negli ultimi anni la coltivazione della coca è stata soppiantata da cacao e caffè ma le statistiche parlano di un aumento negli ultimi anni del 25-30% del traffico di coca dal Perù. Caratteristica di questa città (ma in realtà di quasi tutto il Perù) è la presenza di poche macchine e di moltissimi mezzi simili a degli Ape. Vedere le strade piene di questi strani mezzi è veramente curioso e ricorda le strade delle città indiane e cinesi. Per il pernottamento siamo sistemati a “Villa Jennifer”, da un danese che anni fa si è fermato qua con sua moglie (peruviana) ed ha creato un piccolo e incantevole albergo immerso nella vegetazione, dove possiamo iniziare ad apprezzare l’ottima cucina locale. Il ritorno dalla nostra escursione amazzonica è piuttosto avventuroso grazie ad un tassista che guida per 2 ore e mezza in montagna sotto una pioggia torrenziale; peccato che non vadano gli abbaglianti e i tergicristalli funzionino a tratti! Il giorno dopo partiamo invece per 3 giorni nel cuore delle Ande di questa regione. Partiamo prima dell’alba per affrontare quasi 8 ore di stradine a strapiombo tra i 3000 ed i 4000 metri di altezza, quasi tutte sterrate e con un autista alquanto “originale”, guidando sempre e solo in terza! Nonostante le condizioni dopo un viaggio del genere, ci avventuriamo in un breve trekking a quasi 4000 metri di altezza per riuscire a vedere la vetta della meravigliosa Cordigliera Huayhuash, di 6634 metri! Purtroppo le nuvole ci hanno lasciato soltanto qualche sprazzo di sereno qua e là, ma l’escursione è comunque affascinante, anche quando a causa della pioggia siamo costretti a rifugiarci in una casa di campesiños, che ci offrono formaggio e della fantastiche patate. Dopo aver trascorso la notte e aver partecipato alla messa nel paese di Baños, finalmente partiamo per visitare le vicine missioni dell’Operazione Mato Grosso. Lungo la strada troviamo anche un piccolo inconveniente: un enorme masso è franato ed impedisce il passaggio. Ci sono alcune persone che utilizzando dei “crik” come leva, stanno cercando di buttarlo giù dalla scarpata, gridando per avvisare un campesiños che sta lavorando nei campi a fondo valle. Dopo circa mezz’ora il lavoro è fatto e possiamo ripartire alla volta di Llata, che è stata la prima città a dichiararsi libera dalla dominazione spagnola in tutta l’America del sud. Nella cittadina (che conta circa 10.000 abitanti) la parrocchia è diretta da don Andrea che viene da Ome. L’accoglienza è fantastica e si percepisce la voglia di raccontare a qualche amico il lavoro che stanno facendo. La parrocchia è veramente un luogo di testimonianza forte del messaggio evangelico. E’ sempre aperta ai poveri (che qui non mancano certo e che possono trovare sempre un pasto caldo e degli aiuti non solo materiali) e alle persone che hanno bisogno. Le attività caritative e di catechesi sono gestite da don Andrea e da molti collaboratori volontari che vivono insieme secondo lo spirito delle prime comunità di apostoli. Essere accolti in questo spirito di fraternità (comune a tutte le missioni e parrocchie dell’Operazione Mato Grosso) è veramente una grazia e uno stimolo sotto molti punti di vista. Visitiamo la cittadina accompagnati da don Andrea che ci racconta anche delle tante situazioni di povertà che qui si incontrano. Le case (come in quasi tutto il Perù) sono tutte costruite con i mattoni di fango e coperte da tetti di lamiera o di paglia per i più poveri. In queste settimane tra l’altro quasi tutte le case sono completamente dipinte con slogan e simboli dei vari partiti e candidati alle prossime elezioni. Speriamo che quest’abitudine non arrivi in Italia! Colpisce poi vedere anche nei paesini più dispersi che lo stato ha costruito una piazza con fontana e aiuole ovunque, non preoccupandosi però della situazione di estrema povertà e della mancanza di servizi di base (acqua, fognature ecc.) in cui vive la maggioranza della popolazione di queste terre. Come in quasi tutti i paesi in queste condizioni, la maggior parte dei giovani si sposta nelle vicine città per studiare e per cercare lavoro, andando poi spesso ad ingrossare le baraccopoli (a Lima ne abbiamo viste alcune). Si cerca in ogni modo di sfuggire ad una vita dura basata sulla sussistenza e su una povertà che difficilmente qui si riuscirà a combattere. Proprio per questo uno dei progetti principali dei volontari dell’OMG è quello che ha creato scuole e cooperative per la costruzione di mobili che poi vengono venduti in Perù, in Ameri-ca e soprattutto in Italia. Prima di partire per andare a visitare una di queste cooperative di lavoro che si trova a Chivilla, andiamo a trovare madre Beatrice, che vive sui monti che circondano Llata insieme ad una trentina di ragazze che studiano in una scuola magistrale creata dell’Operazione Mato Grosso. L’ambiente naturale qui come altrove è fantastico, ma le scomodità non mancano: 30 ragazze che studiano e vivono in due stanzoni! L’aula diventa anche mensa spostando le panche, e si cucina all’aperto sotto un portichetto perché gli spazi all’interno non sono sufficienti. Le ragazze che finiranno la scuola (durante la nostra visita stavano iniziando l’esame del primo anno) avranno però un lavoro sicuro nelle scuole gestite dall’operazione. E questo non è poco qui… Riusciamo anche a visitare una scuola pubblica, che si sta preparando in grande alle celebrazioni per la festa della Patria che si celebra il 28 luglio e che è attesissima da tutti. Dopo aver salutato don Andrea (che lasciamo in una frazione poco distante per celebrare una Messa, insieme a 4 bambini che hanno saltato la scuola per andare a fare i chierichetti…) scendiamo a Chivilla nella cooperativa che da lavoro ad una trentina di giovani, gestita da Giuseppe di Galbiate e da sua moglie Nadia, che ha appena avuto la seconda bambina. Le strutture sono veramente fantastiche e tutte addobbate con i bellissimi lavori frutto della cooperativa. Vedere come vengono realizzati, decorati e pitturati i mobili che tante volte abbiamo visto nelle mostre o nelle case di amici è veramente interessante e stupendo. Così come è edificante vedere lo spirito di comunità con il quale vivono e lavorano tutti i ragazzi e la coppia di italiani che li anima. Dopo la visita ripartiamo per tornare a Huanuco; il nostro autista non ha particolarmente fretta e arriviamo verso le 19.30 da Giancarlo, giusto il tempo per scambiarsi racconti e impressioni, e lasciarli le tante fotografie scattate durante le escursioni di questi giorni. Giancarlo nel frattempo ci ha organizzato lo spostamento a Lima ed i giorni successivi; il giorno dopo ci accompagna all’aeroporto dove prendiamo il volo per Lima (decisamente più rapido e comodo del pullman!), dove arriviamo in tempo per il pranzo con i volontari italiani che lavorano nella “sede centrale e operativa” dell’OMG. La casa è in realtà anche un centro di accoglienza per i tanti volontari (temporanei e permanenti) e le altre persone (turisti, parenti ecc.) che devono passare da Lima per qualunque motivo; è un vero e proprio “porto di mare” ma lo spirito di accoglienza è come sempre fantastico. Giusto il tempo di riposare un po’, fare una passeggiata per il quartiere e cenare. Poi a dormire presto perché il giorno dopo ci attende il volo per Cuzco allle 5.45! Così potremo visitare la parte nord del paese, sicuramente più turistica di quella vista fino ad ora, che probabilmente ci farà conoscere meglio il passato di questo paese. Il presente, quello dei campesiños e della gente che vive nella foresta e sulle Ande, possiamo dire di averlo conosciuto meglio in questi giorni e tra le missioni visitate. A Cuzco (antica capitale Inca e principale centro turistico del Perù) arriviamo all’alba. All’aeroporto ci viene a prendere il nostro nuovo “angelo custode”: Humberto, guida che collabora da anni con l’Operazione Mato Grosso. Andiamo subito a sistemarci presso la casa dell’OMG della città (con funzioni simili a quella di Huanuco), accolti dalla famiglia di Marco e Benedetta, aiutati dalla simpaticissima Marta, volontaria italiana che riesce a parlare spagnolo con un marcato accento vicentino. Dopo un breve momento di riposo, in tarda mattinata andiamo a visitare la città, prima liberamente e poi aggregandoci ad un pullman guidato da una strana guida di nome Julia. Visitiamo la bellissima Plaza de Armas di Cuzco, la meravigliosa cattedrale e le rovine inca nei pressi della città. E’ veramente interessante conoscere questa antica civiltà, che nel giro di pochissimi anni si trasformò da anonima tribù ad un impero tra i più estesi che la storia ricordi. Un impero breve di circa due secoli che terminò con l’invasione spagnola, di cui la nostra guida sembra letteralmente innamorata enfatizzandone le qualità positive e le grandi abilità come costruttori e agricoltori, nonostante non conoscessero l’uso della ruota e della scrittura come forma di comunicazione. Il giorno successivo partiamo per un’escursione di tre giorni, anche se il programma si modificherà in itinere. La mattina Humberto ci accompagna ad un altro pullman turistico. Componenti diversi ma stessa guida (che sente le necessità di occupare ogni momento di silenzio durante il viaggio, ripetendo le stesse cose infinite volte). Tocchiamo praticamente quasi tutti i resti archeologici della valle Sagrada, che gli Inca consideravano tale per la fertilità delle sue terre. Luoghi veramente belli e che narrano un passato glorioso ed una grande passione per la terra e per tutto ciò che viene da essa. Un po’ alla volta entriamo quasi in confidenza con l’antica lingua degli inca, il quechua, ancora parlato dalla maggioranza delle persone (e unico idioma utilizzato da molti anziani) e che dà il nome a tutte le località che sono in questa regione. Nel pomeriggio dovremmo fermarci a Ollataytambo per prendere il treno diretto ad Agua Caliente (il paese sotto le rovine di Machu Pichu), ma ci accorgiamo che il biglietto indica il giorno successivo! L’errore viene riparato con un cambio di programma. Torniamo con il pullman a Cuzco, dove il giorno successivo (dopo una mattina passata a riposare ed a copiare dal mio PC i file musicali di qualche centinaio di canzone italiana per i volontari dell’OMG) la nostra guida Humberto ci viene a prendere per farci ripercorrere la valle Sagrada e portarci a Ollataytambo. Due ore di treno per Agua Caliente e pernottamento in uno dei tanti alberghi di questo bruttissimo paesello fatto solo di strutture non terminate che ospitano alberghi, ristoranti e negozi per turisti. La mattina partiamo per il più famoso sito archeologico dell’America del Sud: Machu Pichu, scoperto solo un secolo fa. Il pulmino ci porta all’ingresso circa 2 ore prima del giro con la guida, per cui abbiamo tempo di avventurarci in un’escursione su una delle due vette che circondano le rovine. Non arriviamo in cima, ma dopo circa un’ora di salita a tratti impegnativa, la vista dal monte Machu Pichu (che da il nome alla località) è fantastica. Tempo di scendere e dopo un breve riposo iniziamo il giro per le interessanti rovine di questo fantastico e ben conservato enorme luogo sacro per gli Inca. Scendiamo ad Agua Caliente per un pranzo e dopo un po’ di riposo (sul divano nell’atrio del nostro albergo) prendiamo il treno che ci riposta a Ollataytambo. All’arrivo dovrebbe attenderci Humberto, che però arriva con un po’ di ritardo spingendo la macchina guasta! Dopo un po’ di ricerca ci trova un taxi che ci porta in un albergo nella valle Sagrada (precisamente nella località di Urubamba) in cui passeremo la notte. Il giorno successivo si parte prestissimo per riuscire a visitare ancora due località della valle, tra cui una salina (tutt’ora utilizzata dai campesiños della zona) realizzata sfruttando una sorgente d’acqua salata che si trova a più di 3500 metri di altitudine! Passiamo dalla casa di Cuzco a prendere i bagagli e a salutare Marta che ci prepara un ultimo caffè e poi partiamo con Humberto per la nostra nuova meta: il lago Titikaka. Il paesaggio andino che attraversiamo è ormai conosciuto ma non smette mai di incantare, soprattutto quando attraversiamo un passo a 4300 metri che porta poi su un enorme altipiano pressoché desertico a più di 4000 metri di altitudine. Le case costruite in adobe (fango e paglia cotti al sole) sono sempre povere e molte di queste sono state dipinte (di nascosto in notturna) con slogan e simboli dei partiti candidati alle prossime elezioni amministrative. Ogni tanto si vedono anche gruppi di campesiños radunati intorno ad una scuola, intenti ad ascoltare qualche funzionario ministeriale che spiega come votare. Tra l’altro i simboli delle liste sono probabilmente disegnati per “aiutare” i tanti analfabeti, visto che ricordano i contrassegni che usavamo da bambini all’asilo: foglie, rastrelli, palloni, alberi, scale, strade, badili, fiori ecc. Incontriamo anche vecchi camioncini carichi di casse di amplificazione di ritorno da qualche comizio improvvisato nelle piazze. E si vedono in giro numerosi gruppi di operai intenti a sistemare strade e opere pubbliche, cosa che (tutti assicurano) avviene solo prima delle elezioni. Una pratica universale! Tra l’altro anche nei villaggi più poveri non manca quasi mai una scuola in buone condizioni, una piazza con fontana e un campo di calcio. Il senso di comunità di questa gente è veramente forte e compatto, e anche la capacità di vivere con poco, anche se gli amministratori locali forse dovrebbero ricordarsi anche di altri bisogni di questa gente, che in buona parte in casa non ha ancora elettricità e acqua corrente. Visitando ogni tanto qualche piccola località turistica (tra cui una meravigliosa chiesa che qui chia-mano – in modo un po’ altisonante – la “Cappella Sistina d’America”), arriviamo in serata a Puno, principale città (veramente brutta) peruviana sul Titikaka, il lago navigabile più alto del mondo (siamo a 3800 metri). Arriviamo in tempo per la Messa della sera che si conclude con un canto imparato anni fa ai campi scuola dell’Azione Cattolica; una cena a base del tradizionale pollo ai ferri e poi in albergo. La mattina successiva ci imbarchiamo per un’escursione di due giorni sulle isole del lago. Le prime che visitiamo sono molto particolari; si tratta di isole galleggianti costruite artifi-cialmente da alcune popolazioni locali (entrate in conflitto con gli inca) utilizzando lo strato di terra formato dai canneti. Anche se l’accoglienza ad hoc per i turisti sembra un po’ in stile “Gardaland”, è veramente interessante vedere lo stile di vita semplicissimo (e naturalmente molto povero) di questi villaggi. Riprendiamo il battello che ci porta poi ad un’altra isola in mezzo al lago, grande più o meno come Montisola sul lago d’Iseo. I paesaggi sono veramente belli ed il blu intenso del lago regala panorami unici ed un tramonto fantastico che gustiamo dalla cima dell’isola. Veniamo ospitati da alcune famiglie; a noi capita probabilmente una delle più povere dell’isola (nella piccolissima casa di fango gestita da una vedova di 46 anni che vive con i due figli e la madre novantenne non c’è praticamente nulla; per prendere l’acqua bisogna andare ad un pozzo a 20 minuti a piedi). Nonostante, per i mezzi a disposizione, l’ospitalità sia ottima, ci sentiamo quasi “in colpa” a mangiare i semplici ma buoni piatti che ci vengono offerti. Il giorno successivo, dopo aver consumato la colazione con la nostra famiglia ospitante, ripartiamo per qualche ora su un’isola vicina, dove oltre ad altri meravigliosi panorami possiamo anche vedere delle danze tradizionali per la festa patronale. Pranzo a base di (ottimo) pesce e poi ripartiamo con il battello per Puno. Qui ritroviamo Humberto, che ci accompagna a prendere il pullman che ci porta nella seconda città del Perù: Arequipa, dove arriviamo in tarda serata. Da qui prenderemo il giorno dopo l’aereo per Lima, ma prima c’è tempo per una visita alla città, che vanta una bella piazza de Armas e alcuni monumenti interessanti. In particolare ci colpisce il monastero di Santa Caterina, una vera e propria città nella città con celle che sembravano vere e proprie villette. La vita delle monache aveva poco a che fare con lo stile monastico, fino al punto che dovette intervenire Pio IX per riportare un po’ di regole. Dopo un buon pranzo ed un deludente tour marcatamente “turistico” per i dintorni della città, prendiamo il volo che in serata ci riporta nella casa base dell’OMG a Lima. La casa è più che mai un porto di mare con decine di persone che vanno e vengono; durante la nostra permanenza incontriamo anche volontari conosciuti qua e là durante il nostro viaggio. Ci fermiamo a Lima due notti e visitiamo anche la città che ci conferma l’impressione iniziale di aver pochi motivi per farsi ammirare e visitare. Sono anche i giorni della festa della Patria, per cui la città è tirata a lucido e piena di bandiere (che sono obbligatorie da esporre in tutte le abitazioni!). Abbiamo anche il tempo per un’ultimo pranzo peruviano, che conferma la buona impressione che abbiamo avuto della cucina locale. Dopo la serata tranquilla nella casa dell’OMG il giorno successivo ripartiamo. Più di dieci ore di aereo che ci porteranno a Madrid dove, dopo un lungo scalo di 12 ore (che ci permetterà così di visitare anche la capitale spagnola) torneremo in Italia. Un altro viaggio si è concluso. Rispetto ad altri viaggi la principale particolarità era sicuramente quella di essere la cosiddetta luna di miele con la mia neomoglie Silvia, cosa che ha dato all’esperienza un sapore particolare e naturalmente romantico. E’ stato poi il primo viaggio in America Latina, terra che non ha sicuramente deluso per i paesaggi, per i meravigliosi ambienti naturali e per la splendida gente, ma che ci ha fatto incontrare una povertà diffusa della quale tante volte ci avevano parlato e ci avevano mostrato le immagini. Una società complessa e con una storia tortuosa, che davanti a sé sembra non offrire grandi prospettive e speranze per i peruviani. Sempre più giovani cercano di costruirsi un futuro con un titolo di studio, che quasi sempre li porta nelle città a cercare una vita diversa da quella dei genitori. Una vita migliore che però fatica ad arrivare. Destino comune a molti paesi definiti in “via di sviluppo”; in Ucraina per esempio la situazione è pressoché identica, con questa forma di neo-urbanizzazione che colpisce soprattutto i giovani attratti dalle illusioni di un consumismo che li riempie di illusioni e di sogni e che poi non riesce a dare loro risposte e opportunità. In mezzo a questa umanità è stato veramente edificante incontrare e conoscere l’opera di molti volontari nostri connazionali, tra le poche persone che in quest’epoca ci fanno sentire ancora orgogliosi di essere italiani.

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